Il Piemonte delle 3B: Barolo, Barbaresco, Barbera

Il Piemonte è una delle regioni vinicole più importanti della penisola. Come imparare a riconoscere i vari vini prodotti in Piemonte? Quali sono le differenze. Seguitemi in questo breve viaggio e  proverò ad affrontare e  chiarire tutti gli aspetti organolettici dei vari vini.  Partiamo dal presupposto che il vitigno piemontese che fa da principe in questa regione è il Nebbiolo. Il termine nebbiolo pare derivare da “nebbia”, non è chiaro se per definire l’aspetto dell’acino, scuro, ma appannato (annebbiato) da abbondante pruina, ovvero se dovuto alla maturazione molto tardiva delle uve, che porta spesso a vendemmiare nel periodo delle nebbie autunnali.

Il Piemonte è la regione delle 3 B Barbera, Barolo, Barbaresco. Il Nebbiolo, è un vitigno straordinario e in Piemonte trova il suo climax ideale. E’ in grado di esprimere una incredibile varietà di caratteristiche. Queste qualità, affinate grazie all’esperienza dell’uomo, si trasformano in vini dotati di una forte personalità. Il territorio si differenzia anche solo per pochi metri, motivo per cui ogni vino ha una caratteristica particolare e singolare. Del Nebbiolo nascono 13 differenti interpretazioni tutte certificate Doc o Docg.

Dal Nebbiolo nasce un vino con caratteri comuni: colore rosso tendente al granato, con sfumature mattone; aromi di violetta, frutti di bosco, spezie e un gusto secco con tannini vellutati e corpo sempre importante, pronto a sostenere l’invecchiamento.  Ma è anche vero che i diversi vini ottenuti dal Nebbiolo presentano caratteri estremamente riconoscibili, squillanti e vivaci, ognuno consapevole e pronto a svelare la propria particolare esistenza. Tanto che, una volta che li avrete conosciuti ed apprezzati, sarà difficile tornare indietro.

Quali nomi si associano al Nebbiolo? Eccoli, e di ognuno di essi vi darò una scheda con le caratteristiche principali per poterli riconoscere

  1. Barolo
  2. Barbaresco
  3. Roero
  4. Nebbiolo d’Alba
  5. Langhe Nebbiolo
  6. Gattinara
  7. Carema
  8. Boca
  9. Bramaterra
  10. Lessona
  11. Ghemme
  12. Fara
  13. Sizzano
  14. Canavese     

     1.Barolo DOCG

E’ il Nebbiolo più conosciuto e blasonato. Il nome deriva dall’omonimo paese nella Langhe. Il Barolo viene vinificato non solo a Barolo ma su un territorio che comprende 11 comuni. La difficoltà sta proprio nel fatto che ogni territorio  con particolari caratteristiche anche se distanti solo pochi metri.  Il Barolo è un vino con un importante struttura che  migliora con il tempo, assumendo delle note eleganti; Ad un Barolo cosa ci abbiniamo? NIENTE, bevetelo così e godetevi i profumi di rosa e viola, frutti maturi, spezie liquirizia. Il Barolo, per essere tale, segue uno stretto disciplinare che prevede un invecchiamento di almeno 38 mesi, che diventano 62 per la versione «Riserva».

  1. Barbaresco DOCG

Il fratello del Barolo è il Barbaresco, al confine con la zona del moscato e del Barbera di Asti. A differenze del Barolo il territorio regala al vino un distintivo profumo di vaniglia, cannella, pepe verde, lampone, marmellata di frutta e nocciola. Il Barbaresco è un vino nobile, leggermente meno complesso del Barolo, estremamente piacevole. Il Disciplinare prevede un invecchiamento di almeno 20 mesi, che sono 50 per la sua versione «Riserva».

  1. Roero DOCG

Considerato il “cugino” del Barolo, questo vino è composto per il 95% da Nebbiolo e da altre uve piemontesi adatte alla vinificazione di vini rossi. I terreni del Roero sono sabbiosi e gli aromi cambiano.  È delicato con aromi di fragola, lampone, rosa e geranio. Carlo Alberto di Savoia era così innamorato di questo “nebbiolino” che comprò parecchie vigne per fornire la cantina del Castello di Pollenzo (cantine che oggi rivivono grazie alla Banca del Vino all’interno dell’Università di Scienze Enogastronomiche). L’invecchiamento minimo per il Roero Docg è di 20 mesi, 32 per la sua versione «Riserva».

  1. Nebbiolo d’Alba DOC

Prodotto tra la zona del Barolo e quella del Barbaresco, possiede le caratteristiche di entrambi: corposo e adatto all’invecchiamento. A differenza del Barolo e del Barbaresco che esprimono le vere qualità solo invecchiando, il Nebbiolo d’Alba può essere apprezzato anche più giovane.  Il disciplinare consente infatti che sia immesso sul mercato dopo 12 mesi, oppure 18 per la sua versione “Superiore”. Il colore è rosso rubino poi granato, il profumo unisce i sentori fruttati del lampone, del geranio e della fragolina selvatica a quelli eterei e speziati della cannella e della vaniglia, il sapore, totalmente secco, si avvale di una struttura notevole, dove alcol, acidità ed estratto creano sensazioni di armonia ed eleganza.

  1. Langhe Nebbiolo DOC

Il Langhe Nebbiolo deve essere Nebbiolo almeno per l’85%, mentre il rimante 15% può provenire da uve adatte alla vinificazione di rossi piemontesi. Il suo profumo ricorda la viola e il lampone: è un vino secco, robusto, dal corpo importante e tannini ben identificabili, più o meno morbidi.

  1. Gattinara DOCG

Il Gattinara è quello che preferisco. E’ conosciuto fin dai tempi antichi e apprezzato da Plinio il Vecchio al tempo dei Romani lodato durante il Medioevo, come si legge in molti documenti dell’epoca. Di solito è un Nebbiolo in purezza, ma può contenere fino al 4% di Vespolina e fino al 10% di Bonarda, vitigni tipici del Piemonte Nordorientale. Possiede un distintivo aroma di viola, un corpo vellutato. Resiste benissimo all’invecchiamento e può essere immesso sul mercato dopo 24 mesi, che diventano 36 per la sua versione «Riserva».

  1. Carema DOC

A Carema, sul confine tra Piemonte e Valle d’Aosta si ottiene un altro grande “Nebbiolo del Nord” la cui composizione di Nebbiolo deve essere superiore all’85% (ma il Carema Classico, ad esempio, è Nebbiolo al 100%). L’omonimo Carema vede l’utilizzo di due varietà locali: il Picunter e il Pugnet. I vitigni sono spettacolari e meritano una visita: ampi terrazzamenti a pergola con i piloni in pietra che scalano la montagna. Questo vino profuma di rosa e ha tessuto morbido e vellutato.

  1. Boca DOC

Il Boca è il Nebbiolo piemontese coltivato più a Nord. È composto da un blend di 70-90% Nebbiolo, chiamato Spanna, e al massimo un 30% di Vespolina o Bonarda Novarese, chiamata anche Uva Rara. Possiede un intenso aroma di violetta ed è piacevolmente speziato: un vino con una nota leggermente amara e retrogusto di melograno.

  1. Bramaterra DOC

Il Bramaterra è un vino ottenuto tra Lessona e Gattinara. Si compone di n Nebbiolo al 50-80% più un 30% al Massimo di Croatina e un 20% al Massimo di Vespolina. È un vino di buona struttura dal tipico bouquet floreale, note speziate e sentori di mandorla

  1. Lessona DOC

Il Lessona è un vino raro, prodotto in un area piccolissima attorno all’omonima cittadina. Si compone di Nebbiolo all’85% e di Vespolina per un massimo del 15%. Si tratta di un vino piacevolmente fruttato e tannico, con sentori di viola e fiori silvestri.

  1. Ghemme DOCG

Anche il Ghemme proviene dal fazzoletto di terra intorno ai comuni di Ghemme e Romagnano Sesia. Può presentarsi in purezza oppure essere composto da un minimo di 85% di Nebbiolo e un massimo di 15% di Vespolina o Bonarda Novarese. Il vino ottenuto – grazie al terreno di origine vulcanica – è fruttato, con un intenso aroma di viola. Caratteristica è anche la sua nota leggermente amara e la sua rinfrescante acidità.

  1. Fara DOC

Il Fara è prodotto in due comuni soltanto: Fara e Briona, piccoli centri a Nord-Ovesti di Novara. Secondo il Disciplinare può essere ottenuto con un 50-70% di Nebbiolo, un aggiunta massima del 50% di Vespolina o Bonarda Novarese e da un 10% massimo di altre uve da vino rosso piemontesi. Caratteristico è il suo bouquet floreale su cui spicca la viola, il gusto secco e leggermente amaro, sempre bilanciato.

  1. Sizzano DOC

Prodotto nel solo comune di Sizzano, questo vino – come il Ghemme – ha conosciuto ampia fortuna nei secoli passati. Il Conte Cavour, ad esempio, ne fu un grande estimatore, paragonandolo ai Borgogna. Il nebbiolo qui compare per un minimo di 50-70% con il restante 50% di Vespolina o Bonarda Novarese e un massimo di 10% di altre uve piemontesi da vino rosso. Il sapore è asciutto, sapido ed armonico, con aroma di viola, spezie e tannini soffici.

  1. Canavese Nebbiolo Doc

Il Canavese Doc è la denominazione interprovinciale che tutela i vini prodotti sulle colline della Provincia di Torino e di Biella, una denominazione simile a quella del Langhe Nebbiolo. Proprio come per il Langhe, il Canavese Nebbiolo deve essere ottenuto con almeno l’85% di uve Nebbiolo e il 15% massimo di altre uve piemontesi da vino rosso. Il suo colore è rosso rubino o granato con riflessi aranciati. L’odore è delicato, leggermente floreale, secco in bocca e asciutto, leggermente tannico.

 

Provateli tutti e buona bevuta

Alessandro

 

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