Fiano di Avellino docg Alimata 3 grappoli Gambero Rosso

Quando si parla di Irpinia a me la mente va sempre al 1981 anno del terremoto che rase al suolo molti paesini di quel territorio. Durante la leva un commilitone, di cui non ricordo il nome,  fu  tanto gentile da invitarmi a casa sua a dicembre per farmi vedere “Le vampalorie”, enormi fasci di rami alti più di quattro metri ai quali si dava fuoco durante la festa di S.Nicola. Così oggi, torno a Monfredane virtualmente, per celebrare i 3 bicchieri Gambero Rosso del Fiano di Avellino Villa Raiano. L’hanno chiamato “Alimata” il nome di una contrada del Comune di Montefredane dove sorge Villa Raiano.  Furono i Greci a portare in Italia l’originario vitigno del Fiano, la “Vitis Apicia”. Le prime viti furono piantate a Lapio, una località che prese il nome dall’uva (comune dove tuttora si produce il Fiano). A sua volta, il nome “Vitis Apicia” o “Apina” deriva dalla caratteristica, proprio di quest’uva dal dolce profumo, di attirare sciami di api nelle vigne. Da Apina derivò “Apiana” e da questo “Afiana”, quindi Fiano”.  (La storia continua ma potete leggerla su Wikipedia da dove ho attinto)

Fiano di Avellino Alimata Villa Raiano è un vino che proviene da vitigni che affondano le radici in un suolo difficile e argilloso. La vista dalla  collina sulla valle del fiume Sabato è spettacolare così come il vino. Villa Raiano non coltiva solo Fiano ma anche Greco e Aglianico e  i vitigni sono sparsi lungo le colline che dominano la valle del fiume Sabato. Il Fiano viene imbottigliato ad ottobre dell’anno successivo la vendemmia e viene tenuto fino ad allora in vasche d’acciaio. Il colore è uno splendido giallo paglierino, al naso troviamo la mela, la salvia, erba, pino, scorza di pompelmo verde. Al palato ritroviamo i sapori sentiti al naso con una spiccata sapidità che da l’idea dell’essere un vino dissetante e lo fa con elegante fragranza. L’abbinamento ideale è con il pesce ma io lo berrei anche come aperitivo.

 

 

Lascia un commento