Afrodite, la bellissima dea Greca dell’amore!
Da lei deriva il termine greco afrodisiaco.
Nell’era moderna, la parola afrodisiaco viene usata tantissimo per descrivere una bevanda, un alimento o un momento che produca piacere sessuale.
È scientificamente provato che alcune sostanze stimolano la produzione di endorfina nel cervello agendo come antidepressivo naturale ed attivatore della libido.
Quanti di noi, per una cena romantica, non hanno tentato di affidare le loro anime ad Afrodite e hanno preparato deliziose pietanze considerate afrodisiache, solo per dare una svolta “speziata” alla propria serata?!
Infine ci siam detti, scientificamente testato o no, perché non tentare?
E chi non conosce la lista di alimenti cosidetti “afrodisiaci”? Ostriche, fragole, cioccolato, pepe etc…
Bene, allora dovete aggiungere alla lista il vino Piemontese “Pelaverga di Verduno”.
Vino le cui virtù erano conosciute già ai tempi di re Carlo Alberto I, il quale allietava le sue serate di corte con questo vino, definito ai tempi “RARO”.
Il Pelaverga è un vitigno molto antico.
In passato, l’uva veniva impiantata insieme a Barbera e Nebbiolo e insieme ad esse vinificato.
Una delle particolarità di questo vino è la spiccata nota di pepe bianco persistente per tutta la bevuta.
È proprio questa nota che lo ha reso raro e famoso per stimolare alcuni appetiti.
Per saperne di più di questo vino che mi è arrivato al naso ed al cuore con una prepotenza incredibile, decido di visitare una delle cantine storiche di Verduno dove il Pelaverga viene ancora prodotto in purezza.
La Cantina Burlotto & Figli
Mi accoglie la madre, una bella donna sui sessanta anni molto gentile la quale mi fa accomodare in una stanza ricca di storia.
Ci sono dei quadri bellissimi appesi ad una parete, che raffigurano la facciata della proprietà rimasta quasi intatta nei secoli.
C’è un quadro del trisnonno, il padre fondatore dell’azienda e sulla sinistra c’è una libreria con pochi libri e tante bottiglie storiche di barolo e barbera impolverate dal tempo.
Non vedo quadri o targhe con punteggi e riconoscimenti, come molte aziende adorano sfoggiare, pur di convincerti a comprare un vino.
L’unica targa che vedo è un vecchio cartello con i prezzi delle degustazioni. Avrà avuto parecchi anni perché i prezzi erano in centesimi.
E mentre mi diletto a leggere la storia tra i ricordi, mi raggiunge il figlio Fabio che prima di iniziare la sua storia va in cantina a prendere una bottiglia di Pelaverga.
A suo parere è un vino che va sempre bevuto un po’ fresco ecco perché preferisce prenderlo e riportarlo subito in cantina non appena mi avrà versato un bicchiere.
Son pienamente d’accordo!!!!!
Prima ancora che inizi a parlare, vengo travolta da questo meraviglioso profumo quasi d’oriente, che per un attimo mi porta via.
Pepe, pepe bianco intenso, imponente, e più lo faccio girare nel bicchiere più si espande e mi avvolge come una nota calda, quasi di casa.
Al primo sorso una freschezza piacevole allieta il mio palato per poi sentirmi avvolgere da un torpore proveniente nuovamente da quella nota speziata sempre li, sempre presente.
Mi riprendo da questo stato di estasi ed inizio ad ascoltare la storia di Fabio e della sua famiglia.
Il suo trisnonno non era un semplice contadino, ma un lungimirante, un uomo d’altri tempi.
Ricevette in eredità dallo zio questa proprietà piantata non solo con uva ma altre coltivazioni. Era una vera e propria azienda agricola.
La sua lungimiranza lo porta a capire che il vino è una parte importante di quel territorio, così decide di continuare solamente la produzione di vino.
A quei tempi il Pelaverga era un’uva da taglio, ma non per lui.
Lui adorava, forse la sua freschezza, forse i suoi profumi orientali, forse come re Carlo ne aveva scoperto le virtù, chi lo sa’.
La cosa che si sa è che a lui piaceva e piaceva vinificarlo in purezza nonostante quest’uva rischiasse l’estinzione. Un po’ contro il tempo, un po’ controcorrente, lui continua a raccogliere il Pelaverga e a vinificarlo in purezza.
Negli anni 70’ si ha la risvolta…. altri produttori riscoprono questa rarità ed iniziano a valorizzarla vinificandola in purezza.
Da allora è un vino in continua crescita.
Nel 1995 viene istituita la doc.
Ad oggi sono piantati 18 ettari in totale tra tutte le aziende.
Per Fabio e la sua famiglia non rimane che calcare le orme del trisnonno che aveva visto più in la del suo naso, più in là dei suoi tempi, più in la di un uva da taglio.
A quel punto guardo il ritratto del fondatore e alzando il calice in alto, dedico l’ultimo sorso a lui, colui a cui voglio credere che Afrodite, abbia lasciato la ricetta dell’amore e della passione.