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Lessona, un capriolo e Quintino Sella

A me, che da siciliano sono nato in mezzo ai grappoli di catarratto, con mio nonno che inveiva contro i piemontesi (non ho mai capito il perché), sembra oggi fargli un torto a essere in mezzo ai vigneti di Lessona in piena terra sabauda. L’aria è fredda e le vette alpine tutto intorno sono innevate, la natura incontaminata. Mi dirigo verso le Tenute Sella, per una visita a una cantina che rappresenta l’Italia nel mondo, quando all’improvviso sono costretto a frenare bruscamente perché un capriolo mi attraversa la strada. Sono emozionato, non capita di certo tra le strade di Milano fare questi incontri.  Scendo dall’auto per respirare l’aria e percorro un tratto tra i filari di Nebbiolo. E’ un posto affascinante. Qua si fa il vino omonimo, il Lessona per l’appunto, composto con l’80% uve Nebbiolo e 20% Vespolina. Il vino parla, racconta di territori, di persone e di storia. Quest’ultima frase mi riesce sempre difficile a digerire, ma come faccio a raccontarvi di un vino, sconosciuto a molti, intriso di così tanta storia? Tra le vigne c’è un uomo che passeggia come me, è il proprietario e non sembra affatto sorpreso nel vedermi. “Come è andata quest’anno?”, gli chiedo. Mi dice che per il Nebbiolo il 2016 non è stato il massino, ma la Vespolina ha prosperato. Si sa, il Nebbiolo non è un vino facile da far crescere. Ci salutiamo e continuo verso la mia meta. Premessa, io non credo che molti, tranne i mie amici piemontesi, sappiano dove si trova Lessona e del suo omonimo vino se ne sa ancora meno, quindi mi premura dirvi che è un piccolo paesino in provincia di Biella e il vino è una DOC dal 1977. Di solito vado alla ricerca di piccoli vignaioli, di cantine che si nascondono dietro declivi o in mezzo ai vigneti, ma qui la storia parte dalla famiglia Sella, che dalla fine del ‘600, decise di investire, in aggiunta all’attività prevalente nell’impresa tessile, anche in agricoltura. Nel 1671, Comino Sella acquisisce una vigna proprio qui.  Nel Maggio del 1860 da Quarto i mille sotto il comandante Garibaldi partirono alla volta della Sicilia e il 17 marzo del 1861 il Regno d’Italia è fatto. imagesQuintino Sella, un discendente nonché ministro del Regno d’Italia, brinda all’evento e anziché alzare un noto calice di Champagne, lui e i suoi invitati brindano all’unità d’Italia con un calice di Lessona. Nel 1999 le Tenute Sella in omaggio al loro avo mettono in produzione il Quintino Sella, 85% Nebbiolo e 15% Vespolina e lo fanno affinare 48 mesi in botti di rovere di Slavonia. Assaggio una bottiglia del 2008,  al naso è complesso con note di pepe e di spezie con frutti rossi, tannini eleganti, sembra vino più giovane di quanto descritto. Dopo qualche minuto dall’apertura il naso diventa più avvolgente e il gusto si fa più rotondo, i tannini vellutati. Un vino un po’ ruffiano e raffinato con ciliegia e tabacco, frutta rossa e il legno che torna e si fa sentire in fase finale.  Questo è un vino da invecchiamento infatti nonostante una bottiglia del 2008 andrebbe tenuta, secondo me, ancora in cantina per lasciarlo storicizzare ancora di più.  Il costo in enoteca è di 40 euro, ma se venite in cantina ve la venderanno ad un prezzo inferiore. Alzo il calice per ammirarne il colore rosso rubino splendente con un unghia aranciata. Poi, sotto voce, brindo a mio nonno che nonostante ce l’avesse con i piemontesi alla fine, da amante del vino com’era, avrebbe apprezzato il vino di Quintino Sella.

 

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