Nel 1845 il Capitano Sir John Franklin partì da Greenhithe, in Inghilterra per la prima spedizione artica. A 2323 km di distanza e precisamente a Cirò Marina, Vincenzo Ippolito imprimeva le proprie iniziali sul casolare di campagna, tra vigneti, uliveti ed aranceti. Non avevano niente in comune, tranne il luccichio negli occhi, ognuno per la propria impresa. Franklin, ufficiale della Marina britannica ed esperto esploratore, Vincenzo Ippolito esperto proprietario terriero con le idee chiare. Franklin non fu più ritrovato insieme ai 128 membri della spedizione, i discendenti di Ippolito invece si ritrovarono un’immensa cultura vignaiola da tramandare e portare intatta ai nostri giorni. La viticultura in Calabria ha origini molto antiche. I Greci chiamarono questa terra Enotria, nome legato alla parola oinos, vino. Il Gaglioppo è certamente la varietà più diffusa. Le cantine Ippolito hanno fatto della riscoperta di vitigni autoctoni il loro vessillo. Da qualche tempo in Calabria è in atto una vera e propria riscoperta di altri vitigni autoctoni come Iuvarello, Pedilongo e Pecorello. Da quando nel 1845 Vincenzo Ippolito impresse le proprie iniziali sul casolare di campagna, di tempo ne è trascorso. Cinque generazioni che hanno saputo fare tesoro di quella tradizione che il proprio avo gli aveva tramandato; è proprio questa la forza dell storica cantina calabrese “Ippolito 1845”: la costanza qualitativa dei propri vini. Al Vinitaly quest’anno dedico molto tempo alla riscoperta di questa terra. Grazie ad Emanuela Citroni, con la quale condivido questo blog, nonchè guida “spirituale” per quanto riguarda l’enogastronomia calabrese, incontro Paolo Ippolito, alto, biondo, nulla a che vedere con lo stereotipo del calabrese. Paolo ha un’eleganza impeccabile, soprattutto quando parla dei suoi vini. Sulle bottiglie è impressa la “I” di Ippolito, quella incisa nel mattone da Vincenzo, nel casolare di campagna, divenuto ormai simbolo della cantina. Il Pecorello è un vitigno autoctono che generalmente non viene vinificato al 100%, ma utilizzato con altre uve, di altre varietà. Questa bottiglia brillante è invece Pecorello in purezza. Lo osservo roteare nel bicchiere, un giallo paglierino brillante, pulito, con riflessi verdi che riportano in mente l’erba tagliata. E’ così anche al naso: con sentori di pesca, glicine, erba tagliata, fiori primaverili, rosmarino e bucce di pompelmo, ma più di tutti è inconfondibile il mare, con una spiccata mineralità. Assaggio sotto gli occhi attenti di Paolo e in bocca sento quasi le onde del mare che, con coerenza, portano quella sapidità avvertita prima al naso. In bocca una piacevole acidità fa da contorno ai sentori di mela verde, pomplemo, nespola e un ritorno di mineralità inconfondibile. Mi immagino assaporarlo fresco, massimo 10/12 gradi, seduto su u
n muretto di pietra, mentre guardo il mare, con un bel piatto di frutta fresca. Ringrazio Paolo e mi riprometto una bevuta insieme a Emanuela, alle cantine Ippolito.
