Il bastimento procedeva con il vento in poppa verso Mazara del Vallo. Una leggera brezza soffiava da sud e Sir John era in cabina a riposarsi prima di consumare la cena. D’altronde al porto sarebbero approdati a notte fonda e non ci sarebbe stata alcuna osteria aperta per rifocillarsi dopo la lunga traversata. A Mazara, il bastimento avrebbe caricato ceneri di soda per poi ripartire verso Liverpool, per una commessa già pagata. Il mare era piatto come l’olio e il bastimento procedeva come previsto verso il porto di Mazara e Sir John riposava. All’improvviso quella tranquilla traversata si trasformò in un incubo. Sir John cadde dal letto per un improvviso sconquasso, quando il bastimento cominciò a rollare in maniera progressiva. Sir John salì a fatica in coperta e, come c’era da aspettarsi, trovò la situazione completamente cambiata. Ora il cielo era nero all’orizzonte e un forte vento di libeccio increspava le onde quasi fino a toccare le paratie. I marinai facevano fatica ad ammainare le vele, le scotte erano impazzite. “E’ una tempesta Sir, ci stiamo andando contro”. A stento riuscivano a sentirsi tra di loro. Intanto il capitano dava ordini ai marinai che eseguivano immediatamente tenendosi alle corde per avanzare. La nave a un certo punto sembrò senza comando, alla deriva. “Cosa facciamo” urlò Sir John al capitano. “Procediamo di lasco e ci fermiamo al porto di Marsala, non possiamo rischiare”, urlò il capitano. Sir John era il proprietario del bastimento, ma si fidava del suo capitano che ne aveva attraversate di ogni. Rischiare la perdita del bastimento l’avrebbe mandato in rovina. Fu così che Sir John Woodhouse con il suo equipaggio proveniente da Liverpool e ben pagato, anziché approdare a Mazara del Vallo nel 1773 approdò nel porto di Marsala sotto una pioggia scrosciante. Quando scese era bagnato e infreddolito e si diresse verso le luci di una taverna. Gli fu offerto il miglior vino prodotto a Marsala, quello che i contadini riservavano alle grandi occasioni: il perpetuum. Woodhouse era un commerciante e l’unica cosa che intravide nel sapore del Perpetuum è il denaro. Per lui aveva le stesse caratteristiche dei vini allora molto venduti in Inghilterra, quali il Porto e il Madeira. D’altronde Marsala si trova in quella fetta di terra cosiddetta fascia del sole, ideale per i grandi vini liquorosi con una forte gradazione alcolica. Tuttavia per trasportarlo in Inghilterra aggiunse al perpetuum un po’ di acquavite da vino, onde evitare che si alterasse durante il viaggio, e ne spedì 50 pipe a Liverpool con l’intenzione di testarne l’effetto. Il vino, simile al Porto e al Madera, piacque molto agli inglesi e fece la fortuna dei Woodhouse. E così iniziarono i grandi investimenti nella zona, acquistando il vino dai contadini in miseria, costruendo propri stabilimenti e impiegando ingenti capitali per la costruzione del porto. Nacque così, in maniera fortuita, il Marsala, quello che l’ammiraglio Nelson definiva degno della mensa di qualsiasi gentiluomo e con il quale riforniva la sua flotta. Ovviamente il successo ottenuto dai Woodhouse portò nell’antica Lylibeo molti altri imprenditori inglesi: Corlett, Wood, Payne, Hoppes. Fra tutti, merita di essere ricordata l’attività di Benjamin Ingham che, a partire dal 1812 , insieme al nipote Joseph Whitaker, si prodigò per l’ammodernamento delle tecniche di produzione e per l’ampliamento delle esportazioni anche fuori dall’Europa. Nel 1832, fra lo stabilimento dei Woodhouse e quello degli Ingham si inserì il primo imprenditore italiano: Vincenzo Florio. I Florio, ricca famiglia di industriali e armatori, non solo portarono il Marsala in ogni parte del mondo a bordo delle 99 navi della Compagnia Florio ma regalarono alla città un volto nuovo e un’impronta da borghesia illuminata. Da allora le aziende vinicole a Marsala si sono moltiplicate.
Tra le più antiche aziende locali ricordiamo quella di Don Diego Rallo (1860), di Vito Curatolo Arini (1875) e la Carlo Pellegrino (1880). Nel 1900 se ne contavano già circa 40. Molte di esse sono ancora in attività e delle altre rimangono le tracce negli edifici e nei bagli sparsi per la città. Nel vecchio baglio Carlo Alberto Anselmi ha attualmente sede il Museo Archeologico, mentre gli stabilimenti dei Woodhouse, degli Ingham e dei Florio sono tutt’ora visibili percorrendo il lungomare. Previa prenotazione, è anche possibile visitare le cantine storiche della Florio. ( www.cantineflorio.it )